Damage control distrettuale nelle fratture da trauma ad alta energia della tibia prossimale: indicazioni, tecnica, complicanze e scelta del trattamento definitivo

Damage control in high energy trauma proximal tibia fractures: indications, surgical technique, complications and choice of definitive treatment

Gianluca Canton (1), Emmanuele Santolini (2), Marco Stella (3), Federico Santolini (3)

1) UCO Clinica Ortopedica Traumatologica, Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti, Trieste; 2) Clinica Ortopedica Università di Genova, IRCCS AOU “San Martino” IST, Genova; 3) UOC Ortopedia e Traumatologia d’Urgenza, IRCCS AOU “San Martino” IST, Genova

Introduzione. Le problematiche dei tessuti molli sono state storicamente le più frequenti ed importanti complicanze delle fratture da trauma ad alta energia delle tibia prossimale.  Il damage control della lesione mediante un fissatore esterno femoro-tibiale a ponte viene eseguito in queste fratture per stabilizzare le lesioni ossee e dei tessuti molli e per ripristinare la lunghezza e l’asse dell’arto.  Alcuni autori hanno riportato i risultati di questa strategia di trattamento, con un decremento significativo delle complicanze dei tessuti molli e buoni risultati clinici e radiografici.

Metodi. È stata valutata una popolazione di 24 casi di fratture da trauma da alta energia della tibia prossimale in 23 pazienti, trattati mediante applicazione di un fissatore esterno femoro-tibiale a ponte in urgenza seguito da una fissazione interna definitiva a distanza. I casi trattati con fissazione esterna definitiva sono stati esclusi, tra questi tutti i casi di frattura esposta oltre il grado IIIB di Gustilo-Anderson e i casi trattati mediante fasciotomie per sindrome compartimentale. Sono stati registrati il tipo di frattura e l’entità del danno dei tessuti molli, la configurazione del fissatore esterno temporaneo, il tempo di conversione a sintesi definitiva, i risultati clinici e radiografici e le complicanze. I dati ottenuti sono stati confrontati con quanto riportato in letteratura.

Risultati. Le fratture erano prevalentemente a morfologia complessa, del tipo V e VI secondo Schatzker nel 70,8% dei casi e del tipo C3 secondo lo classificazione AO nel 63% dei casi. Nel 50% dei casi era presente un danno severo dei tessuti molli, per la presenza di esposizione del focolaio (25%) o di fratture chiuse tipo Tscherne II e III (25%). La configurazione anteriore per la fissazione esterna è stata la più utilizzata (66,7%) per la sua versatilità e rapidità di applicazione. Non sono state notate differenze tra i differenti montaggi in termini di risultato clinico e complicanze, le quali non sono state riscontrate. Il tempo di conversione a fissazione interna è stato in media di 6 giorni, utilizzando più frequentemente due placche contrapposte. I risultati clinici sono stati molto soddisfacenti, con pochi casi di viziosa consolidazione e nessuna pseudoartrosi.  L’incidenza di complicanze dei tessuti molli è stata molto bassa, con un solo caso di infezione superficiale di ferita con deiscenza parziale (4,3%).

Discussione. L’utilizzo di un fissatore esterno a ponte è un metodo sicuro ed efficace per diminuire l’incidenza di complicanze dei tessuti molli nelle fratture da trauma ad alta energia della tibia prossimale, mantenendo buoni risultati clinici e radiografici. Non vi sono differenze tra i diversi montaggi per la stabilizzazione a ponte della lesione se i principi di sicurezza sono rispettati e gli obiettivi di efficace stabilizzazione e ripristino di asse e lunghezza vengono perseguiti. Deve essere attentamente selezionata la tecnica di osteosintesi della frattura, riservando alla fissazione esterna definitiva i casi più complessi.

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