Gestione del paziente con instabilità dell’anello pelvico: studio retrospettivo su una casistica di 8 anni

Management of patient with pelvic ring instability: an eight-year retrospective study

Stefano Cecconi 1 , Alessandro Casiraghi 1 , Federico Bove 1 , Giovanni Pesenti 1 , Osvaldo Chiara 1 , Dario Capitani 1

1 UO Ortopedia e Traumatologia, Ospedale Niguarda Ca’ Granda, Milano; 2 UO Trauma Team, Ospedale Niguarda Ca’ Granda, Milano

Le lesioni dell’anello pelvico sono spesso associate a traumi di altri distretti corporei e richiedono un approccio multidisciplinare per il loro trattamento. La mortalità precoce è nella maggior parte dei casi dovuta ad una emorragia incontrollata, mentre la mortalità secondaria è dovuta ai traumi associati o ad una disfunzione multiorgano sepsi indotta.

Questo studio descrive la gestione ed i risultati dei pazienti con lesione instabile dell’anello pelvico, con particolare enfasi circa le manovre effettuate per il controllo dell’emorragia.

Questo studio retrospettivo ha analizzato tutti i pazienti con lesione di tipo B o C dell’anello pelvico secondo Tile, giunti presso l’Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano tra gennaio 2007 e dicembre 2014. Sono stai analizzati i seguenti parametri: età, sesso, meccanismo traumatico, parametri emodinamici, Injury Severity Score e Glasgow Coma Scale, tempistica e tipologia di trattamento. I criteri d’esclusione sono stati: età < 16 anni, presenza di traumi penetranti, lesioni vascolari maggiori, fratture diafisarie o esposte degli arti. Come outcome primario è stata valutata la mortalità, mentre il numero di trasfusioni effettuate ed i giorni di degenza in terapia intensiva e totali sono stati considerati come outcomes secondari.

128 pazienti sono stati inclusi in questo studio, 77 (60%) dei quali emodinamicamente instabili. La mortalità totale è stata del 15%, se si considerano i soli pazienti emodinamicamente instabili essa cresce sino al 37%. Età avanzata, condizione emodinamica, fratture di tipo C e presenza di lesioni associate sembrano essere predittori d’instabilità emodinamica e mortalità. Nei pazienti stabili emodinamicamente l’esecuzione dell’angiografia prima della fissazione esterna sembrerebbe portare ad un miglioramento negli outcomes secondari. Mentre per i pazienti emodinamicamente instabili, l’esecuzione del packing pelvico comporterebbe un miglioramento di entrambi gli outcomes primari e secondari.

La gestione delle lesioni dell’anello pelvico coinvolge una sequenza di eventi terapeutici. Nei pazienti “in extremis”, il packing pelvico è fortemente raccomandato. L’embolizzazione angiografica rimane il metodo di scelta ogni qualvolta si evidenzi alla TC un blushing di tipo arterioso. In tutti i casi, comunque, la stabilizzazione meccanica mediante bendaggio pelvico o fissatore esterno è mandatoria.

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