Il trattamento delle fratture distale di tibia con tecnica MIPPO. Considerazioni dopo 5 anni di esperienza

Treatment of distal tibia fractures with mippo technique. Considerations after 5 years of experience

R. Spagnolo, G. Fioretta

Azienda Ospedaliera Desio Vimercate Struttura Complessa di Ortopedia e Traumatologia, Ospedale Desio (MI)

Riassunto

Le fratture distali di tibia e del pilone tibiale costituiscono circa il 7-10% delle fratture tibiali; solitamente sono il risultato di forze ad alta energia che per compressione assiale causano fratture articolari complesse con affondamento metafisario e perdita ossea. Quando invece sono causate da forze rotazionali con minimo carico assiale, possono verificarsi lesioni a bassa energia, avendo così una migliore prognosi complessiva. Questo studio valuta i risultati del trattamento chirurgico delle fratture di pilone tibiale, utilizzando la tecnica di osteosintesi mini-invasiva (MIPPO). Questo tipo di tecnica può dare vantaggi importanti, soprattutto dal punto di vista biologico riducendo il traumatismo dei tessuti molli, rispettando l’ematoma di frattura e la vascolarizzazione dei frammenti ossei. Abbiamo trattato con tecnica MIPPO 18 pazienti con frattura del pilone tibiale. Le fratture sono state classificate secondo la classificazione AO. I casi inclusi nello studio escludono le fratture esposte e di tipo C3 e B2, B3 per le quali è preferibile la osteosintesi tradizionale. La tecnica prevede in ogni caso la riduzione e sintesi del perone con placca un terzo tubulare prima della stabilizzazione della tibia. In nessun caso è stato utilizzato il fissatore esterno per ottenere la riduzione durante l’intervento chirurgico grazie alla precedente osteosintesi del perone che permette una riduzione perfetta della tibia e la corretta lunghezza dell’arto. Una piccola incisione distale di circa 2,5 cm viene eseguita a livello del malleolo mediale. In caso di fratture articolari è necessario porre attenzione alla riduzione anatomica della superficie articolare e se necessario anche eseguire un’artrotomia; la stabilizzazione è stata ottenuta con viti da corticale da 3,5 mm. Nei casi trattati abbiamo avuto un caso di infezione della ferita in un paziente diabetico, poi risoltasi, un caso di malconsolidazione con un varismo maggiore di 5 gradi e un caso asintomatico di rottura delle viti distali. Nel complesso i risultati sono stati buoni in forza di una corretta indicazione clinica. In conclusione riteniamo che due siano gli elementi che guidano alla scelta del tipo di approccio e del mezzo di sintesi. Il primo è la condizione della cute, intesa come integrità; il secondo è l’interessamento articolare inteso come comminuzione e numero dei frammenti. Da qui la necessità di scegliere una sintesi che dia garanzia del risultato ed eviti complicanze e la MIPPO è una tecnica valida se usata correttamente e in mani esperte

Summary

The fractures of the distal tibia represent 7-10% of all tibial fractures and they usually are the result of high energy traumas such as traffic accidents or fall from a height; in these cases the axial compression causes complex articular fractures characterized by metaphysis break and bone loss. Better prognosis are given in case of low energy traumas. The study evaluates the results of the surgical treatment of distal tibia fractures, using minimally invasive plate osteosynthesis (MIPPO) technique. We treated in our unit 18 patients with distal tibia fractures with the MIPPO technique. The fractures, intra-articular or extra-articular, were classified according to the AO classification. The cases studied did not involve open fractures or cutaneous lesions and we excluded the C3 and B2,B3 fractures, for which traditional osteosynthesis is preferable. The technique still provides the reduction and the synthesis of the fibula with one-third tubular plates, before the stabilization of the tibia. No external fixator was applied to obtain a reduction during surgery in any of the cases studied and this thanks to the synthesis of the fibula, which allows a perfect reduction of the tibia and a correct length of the limb. A small distal incision of about 2,5 cm is performed to the medial malleolus, while a proximal one is performed to the fracture along the medial edge of the tibia. In case of articular fractures, attention is to be paid to gain a perfect reduction of the surface and if necessary also an arthrotomy is to be performed and the fracture has to be fixed with 3,5 mm cortical screws. We had one case of superficial wound infection in a diabetic patient with the dehiscence of the surgical wound than solved with the correct consolidation of the fractures; a malunion with more than 5 degrees of varus, one case of asymptomatic breaking of the distal screws. On the whole the outcomes were positive, thanks to a correct clinical indication. In conclusion we think that two are the elements that direct the choice regarding the type of approach and the type of device for the synthesis. The first is the condition of the skin, as far as its integrity is concerned, and the second is the articular condition, as far as the comminution and the number of fragments are concerned. Therefore we need to choose a synthesis that can guarantee a good outcome and can avoid dreadful complications and MIPPO is a valid technique when used correctly and by experts.

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