Protesi a doppia mobilità

Dual mobility cups in total hip arthroplasty

Nicola Pace 1 , Daniele Aucone 2 , Davide Enea 1 , Diego Ramazzotti 1

1  Casa di Cura Villa Igea Labor Ancona Centro Ricostruttivo Protesico; 2  Ospedale di Jesi, Divisione di Ortopedia, ASUR Marche

Background

La protesi a doppia mobilità nasce in Francia negli anni ‘70 da un’idea del prof Bousquet. Dopo un inizio tra luci e ombre, è stata accettata in campo internazionale, FDA 2009, grazie ad indubbi vantaggi tra cui stabilità, longevità e bontà dei risultati clinici. Indicata nel trattamento della patologia degenerativa artrosica (over 70anni) e fratturativa dell’anca, trova particolare indicazione nella categoria dei pazienti definiti ad alto rischio (revisioni in caso di lussazioni recidivanti, deficit neuromuscolari, disturbi psichiatrici).

Materiali e metodi

Tra il 2002 ed il 2015 abbiamo impiantato 712 protesi biarticolari in pazienti con età media di 78 anni. I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi a seconda del tipo di impianto utilizzato: gruppo A, 527 protesi realizzate in cromo cobalto e tecnica cementata; gruppo B, 185 protesi realizzate in titanio rivestito o tritanio impiantate con tecnica non cementata. Abbiamo quindi analizzato la stabilità dell’impianto valutando il numero di lussazioni registrate, la longevità attraverso le curve di Kaplan Meyer e la soddisfazione del paziente attraverso la scala Harris hip score.

Risultati

Gruppo A: il follow-up medio è stato di 7 anni. In questo periodo non sono stati registrati casi di lussazione. Il punteggio Harris Hip Score medio preoperatorio era di 68, il punteggio Harris Hip Score medio registrato nel post operatorio, era compreso tra 80 e 100 nel 90,6% (87,6% in caso di frattura e 95,7% in caso di artrosi), tra 60 e 80 nell’8,5% ed inferiore a 60 nei rimanenti casi. Le curve di Kaplan Meyer hanno fatto registrare una sopravvivenza del 99% a 3 anni, del 98% a 5 anni e del 96% a 7 anni. Nei pazienti affetti da frattura del collo femore la sopravvivenza a 5 anni è stata del 100%. Gruppo B: il follow-up medio è stato di 3 anni durante il quale non sono stati registrati casi di lussazione. La sopravvivenza degli impianti è stata del 100%. Il punteggio Harris hip score medio preoperatorio è stato di 65 punti, quello postoperatorio medio di 96.

Conclusioni

La protesi a doppia articolarità ha trovato legittimo spazio nel panorama chirurgico internazionale grazie alla bontà dei risultati clinici riportati in letteratura. Nella nostra esperienza abbiamo apprezzato la completa scomparsa di episodi di lussazione protesica anche in pazienti considerati a rischio (fratture collo femore, patologie neurologiche, esiti di fallimenti di inchiodamento femorale, interventi di revisione, impianti per patolologia oncologica con megastem, revisioni per precedenti lusazioni), un follow up con ottime curve di sopravvivenza e punteggi di Harris hip score elevati. La protesi doppia articolarità nella versione cementata mette a disposizione taglie di misura piccola (43 e 44  mm di diametro) e offre quindi la possibilità di perseguire il concetto del “tissue sparing” acetabolare grazie alla ridotta fresatura del fondo cotiloideo.

Scarica il PDF