Il tributo del dott. Vito Surdo ai morti di colera dimenticati

a cura di Nunzio Spina

Una fatica letteraria che diventa una straordinaria opera di recupero culturale in onore del passato. Succede che un inguaribile amante della storia, e delle storie, si lascia incuriosire dal mistero di un cimitero scomparso, che nel lontano 1837 aveva dato sepoltura alle vittime di una epidemia di colera. E tutto quello che trova – scavando tra vecchi romanzi e documenti inerenti alla vicenda – lo mette per iscritto, così da comporre uno dei suoi tanti racconti. Stavolta, però, non si accontenta del “C’era una volta…”; ritrova il luogo, lo delimita, richiede permessi e autorizzazioni per edificarvi un monumento funerario. Raggiungerà il suo duplice intento, alla fine: la pubblicazione di un libro, dal titolo “I morti dimenticati”, e l’edificazione di un cippo, che restituirà a quel cimitero la dignità di un tempo.

Il protagonista di questa impresa è Vito Surdo, uno dei nostri. Giovane ottantenne, ex primario del reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale di Mirano, dopo circa quarant’anni di onorata carriera ha trovato tempo ed entusiasmo per dare libero sfogo a una delle sue passioni: quella di radunare ricordi e curiosità – personali e altrui – per raccontarli.

Salemi, cittadina siciliana sdraiata su una collina della Valle del Belice, è il suo luogo natio e lo sfondo prediletto delle sue narrazioni. Vito vi trascorre i suoi primi diciotto anni – archiviando nella mente fatti e immagini che riaffioreranno in futuro al momento opportuno –; poi intraprende il suo percorso professionale, raggiungendo a Palermo i traguardi della laurea e della specializzazione. Dopo la frequenza nella locale Clinica ortopedica, il trasferimento definitivo in Veneto, facendo prima tappa a Conegliano da assistente, poi a Mirano, dove tra il ruolo di aiuto e quello di primario trascorrerà più di trent’anni.

È a quest’ultima lunga esperienza che il dott. Surdo ha dedicato uno dei suoi libri più coinvolgenti, “Una gamba in qualche modo si aggiusta!”, resoconto nostalgico su fatti e personaggi di un reparto di provincia, che nel tempo ha saputo crearsi una propria identità e un certo prestigio. Gli interessi letterari di Surdo, comunque, avevano già spaziato negli ambiti extraprofessionali, soprattutto con i testi dedicati alla sua terra di Sicilia – dove non ha mai smesso di fare ritorno di tanto in tanto –, tra cui un saggio sull’olio d’oliva, “L’oro verde”, in cui ha riversato tutta la sua competenza da produttore DOC.

La vicenda del cimitero dimenticato riguarda proprio Salemi, che in quel triste 1837, nel giro di un solo mese e mezzo, pagò un tributo di ben 600 vittime. Una tragedia. Impotenti davanti alla violenza del morbo, l’unico provvedimento che si poté prendere fu quello di inumare tutti i morti in una fossa comune fuori dall’abitato. Al pari del cimitero principale, anche questo dei colerosi fu per decenni meta di parenti in preghiera, fino a quando l’oblio e la vegetazione ne cancellarono ogni traccia.

Quando Vito Surdo, otto anni fa, cominciò a invocare permessi per realizzare il suo ambizioso progetto (di tasca propria, a parte qualche offerta), non poteva nemmeno immaginare che l’uscita del libro e l’inaugurazione del restaurato cimitero avvenissero proprio nel corso dell’attuale pandemia di Covid-19. Un involontario premio di “attualità”, prima ancora che la critica faccia giungere il suo.

Chiunque è interessato a ricevere il libro “I morti dimenticati”, come tutti gli altri della collana, può rivolgersi direttamente all’autore, contattandolo su whatsapp (3333151154) o via mail (vitosurdomontalto@gmail.com).

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