“La baia” di Adriano Tango: spiritualità di una pandemia

a cura di Nunzio Spina

DOI 10.32050/0390-0134-320

Nel 2010, la penna di un romanziere disegnava una storia che aveva per sfondo la ferocia di un virus: “un nemico troppo rapido, troppo potente per qualsiasi scienza”; indifferente “a razza, colore, fede e nazione”, aveva falcidiato ben due terzi dell’umanità intera. Una pandemia letale che non aveva risparmiato l’Italia; ma in una appartata baia del sud della Penisola, quasi l’intera comunità locale era rimasta immune, isolata per quattro lunghi anni dal resto del mondo. Su questo “miracolo”, e sulla ricerca dei motivi che lo avevano generato, prendeva forma il racconto; intrigante, carico di risvolti umani e di colpi di scena.

Tutto questo nel 2010. A rileggere “La baia” (titolo del romanzo) non può passare inosservata l’analogia singolare – direi inquietante – con la pandemia di Covid che ha recentemente sconvolto la vita di tutti i continenti, seppure in forma meno catastrofica. Focolai multipli, frammenti di RNA, mutazione virale, vie di contagio, crisi economica, persino il sospetto infondato di un attacco terroristico: termini e argomentazioni che ricorrono sulle pagine del libro, e che sembrano appartenere all’allarmante situazione attuale, piuttosto che a quella – in apparenza fantasiosa – di un decennio fa. Parleremmo di un funesto e disincantato presagio astrologico se non sapessimo che l’autore di questa storia è, “semplicemente”, un medico-chirurgo, peraltro appartenente alla nostra famiglia: Adriano Tango. 

Già primario ortopedico all’ospedale di Crema con l’hobby della narrativa, da quando è in pensione ha volentieri invertito l’ordine gerarchico dei suoi interessi. Se non per la passione, che continua a versare in egual misura su entrambi i fronti, quanto meno per il tempo da dedicare. Eh sì, perché il dottor Tango, di tempo per scrivere i suoi romanzi (“La baia” è stato solo il primo di una serie che si allunga di anno in anno), ne ha bisogno parecchio: per studiare il substrato culturale di un racconto – tra conoscenze scientifiche, verità storiche e antiche suggestioni –, per interpellare gli esperti di ogni materia e avere da loro conferme, per mettere assieme spunti e ispirazioni, spesso ricollegabili a esperienze personali di vita vissuta.

A completamento di questo diligente percorso, l’autore scatena poi la sua inventiva e la sua morale; come quelle che si ritrovano ne “La baia” (trasferimento scenico, autobiografico, della Baia delle Sirene di Massa Lubrense, sulla penisola sorrentina). Qui si scopre che la stessa pandemia – per quanto tema dominante e realistico – altro non è che una cornice, all’interno della quale vengono fatti emergere aspetti psicologici ben più profondi: a cominciare da un ritrovato senso religioso della vita, una spiritualità interiore, che per quel nucleo di sopravvissuti rappresenterà l’àncora di salvezza. Nella trama si intreccerà anche una storia d’amore tra i due personaggi principali: l’architetto Marco, guida carismatica e artefice inconsapevole del “miracolo”, e l’epidemiologa Laura, che spinta dalla curiosità, più che dal dovere di indagare, arriverà infine a scoprire la vera causa – uno scherzo della natura, ma scientificamente valido – di quella strana immunità.

E qui, ovviamente, non sveliamo il finale per chi avrà intenzione di leggere il libro. Dato alle stampe più di dieci anni fa, oggi si presenta più che mai attuale!

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