La placca di Germano Mancini: da Ferrara una nuova frontiera!

Nunzio Spina

DOI 10.32050/0390-0134-378

Apparteneva alla valorosa schiera degli allievi di Vittorio Putti. Un ramo del robusto albero bolognese, uno di quelli originati direttamente dal tronco principale; come lo fu Giulio Faldini, Raffaele Zanoli, Oscar Scaglietti, Mario Paltrinieri, Augusto Bonola. A lui, Germano Mancini – uomo e chirurgo della stessa estrazione, se non della stessa tempra –, toccò il compito di portare la dottrina del maestro nella vicina Ferrara, e qui piantò la sua colonia rizzoliana. Responsabile del primo reparto di ortopedia e traumatologia sorto in città, nello storico Arcispedale Sant’Anna, divenne poi direttore della neoistituita Clinica ortopedica, ruolo che mantenne per un ventennio. E da buon allievo di Putti lasciò anche lui un’impronta di progresso nella nostra specialità. Impronta che aveva la forma e la consistenza di una placca metallica: l’effetto fu quello di rivoluzionare il trattamento delle fratture pertrocanteriche.

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