Trattamento delle fratture diafisarie del terzo distale di femore: c’è spazio per il chiodo retrogrado non bloccato prossimalmente? Valutazione degli outcome clinici e radiologici con la tecnica standard

Treatment of diaphyseal fractures of the third distal femur: is there space for a not proximal locking retrograde nail? Evaluation of clinical and radiological outcomes with the standard technique

Luigi Meccariello 1, Michele Bisaccia 2, Giuseppe Rollo 1, Auro Caraffa 2, Giuseppe Rinonapoli 2, Predrag Grubor 3, Gabriele Falzarano 4

1 Dipartimento di Ortopedia e Traumatologia, PO Vito Fazzi, Lecce; 2 Dipartimento di Scienze Mediche Chirurgiche, Sezione di Ortopedia e Traumatologia, Università di Perugia; 3 Ortopedia e Traumatologia, Klinical Center, Università di Banja Luka, Banja Luka, Bosnia ed Herzegovina; 4 UOC Ortopedia e Traumatologia, AORN G. Rummo, Benevento

DOI 10.32050/0390-0134-201

Background. Nei pazienti giovani le fratture del terzo distale della diafisi femorale (3DF) sono più comuni di quelle del terzo prossimale perché causate da traumi ad alta energia. L’inchiodamento retrogrado può essere una soluzione per il trattamento di queste fratture.

Obiettivo. Scopo di questo studio è approfondire indicazioni e limiti dell’inchiodamento retrogrado non bloccato prossimalmente nel trattamento delle 3DF dal punto di vista radiologico e degli outcome clinici confrontandoli con il trattamento del chiodo bloccato.

Materiali e metodi. Da Gennaio 2015 ad Aprile 2018 è stato condotto uno studio comparativo prospettivo. Sono stati reclutati, presso i 4 Centri coinvolti nello studio, 78 pazienti). La classificazione usata per caratterizzare le fratture è stata quella dell’AO. I pazienti erano tutti politraumi da traumi ad alta energia cinetica. Abbiamo diviso i pazienti in due gruppi omogenei. Un gruppo di pazienti è stato trattato con il sistema di inchiodamento endomidollare retrogrado T2 della Stryker® non bloccato prossimalmente (NBRIN). Il secondo gruppo è stato trattato con lo stesso sistema bloccato prossimalmente (BRIN). I criteri scelti per la valutazione dei due gruppi sono stati: la Scala Analogica Visiva del dolore (VAS) al ginocchio traumatizzato, il punteggio Knee Injury and Osteoarthritis Outcome Score (KOOS), il tempo medio di guarigione della frattura e le complicanze, la densitometria ossea del femore prossimale, l’eterometria degli arti inferiori, la baropodometria. L’Endpoint valutativo è stato fissato a 12 mesi per entrambi i gruppi.

Risultati. Dei 78 pazienti inclusi inizialmente, 36 rientravano nei criteri di inclusione, divisi in 2 gruppi da 18. I risultati non hanno mostrato differenze statisticamente significative nei parametri presi in considerazione. BRIN: età media 42, M:F = 13:5. NBRIN: età media 45, M:F=13:5. Classificazione AO nel BRIN: 7 A, 6 B e 5 C. Classificazione AO nel NBRIN: 6 A, 7 B e 5 C. Nel giorno medio della guarigione ossea il VAS era di 2.3 (± 0,7; range 0-4) in BRIN mentre 2.5 (± 0,7; range 0-4) in NBRIN, p > 0,05. Al giorno medio della guarigione ossea il RUSH era di 26.8 (± 2,4, range 24,1-30) punto in BRIN mentre 26.3 (± 2,8, range 23,9-30) in NBRIN, p > 0,05.Complicanze: 9 in totale sia per BRIN che per NBRIN. 

Conclusioni. In mancanza di studi biomeccanici, si può omettere la vite di bloccaggio prossimale nell’inchiodamento endomidollare retrogrado nel trattamento delle fratture del 3DF se utilizzato con le giuste indicazioni. Tuttavia il ridotto numero di pazienti e la mancanza di un follow-up a lungo termine non può far concludere sulla piena affidabilità della tecnica.

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